“Davvero potrei venir lì e mettermi in un banco, a sentire? Non è che qualcuno mi manda via?” “Lì” era l’università e a volerci andare “almeno a sentire” era uno sulla cinquantina dal look personale […] Ventidue marzo 1968: lui, 47 anni, era Gino Canepa, operaio dell’ASGEN di Genova Campi, stabilimento elettromeccanico dal passato glorioso. Io, 29 anni, l’Università; anche se il mio ruolo si riduceva ad un modesto contratto di ricerca con l’Istituto di storia.
L’università era libera; “ancora libera”, avevo risposto. A sentire poteva andare chiunque; gratis e a discrezione. Le tasse erano per chi voleva una laurea.
Era tornato a domandarmelo un altro paio di volte. Stavamo entrando nella stagione del cambiamento: i sogni ne risentivano e Gino la cultura la sognava.