“La memoria collettiva va rimessa a fuoco. Questa necessità diventa sempre più impellente mentre prendiamo pian piano coscienza del fatto che il cammino del progresso sta soffocando le condizioni stesse della vita sulla Terra”.
Con queste parole Marija Gimbutas commenta quanto emerso dalla sua approfondita indagine archeologica riguardante La civiltà della Dea. Lo studio mette in evidenza il sorprendente livello culturale e artistico delle società pacifiche che hanno abitato l’antica Europa dal settimo al terzo millennio a.C. nella fase storica precedente l’arrivo delle società indoeuropee, patriarcali e belligeranti.
Il romanzo si colloca temporalmente nel momento d’incontro tra le due società. Il profondo contrasto è vissuto attraverso l’esperienza di una donna guerriera da sempre vissuta in un sistema valoriale nel quale è la guerra a imporsi come tratto dominante, lasciando alla maternità e alla femminilità uno spazio marginale e compresso.