Quella vecchietta cieca che incontrai mi disse: “Se la strada non la sai ti accompagno io, che la conosco… – La cieca, allora mi pigliò la mano e sospirò: Cammina”. Era la Fede. (Trilussa)
Non c’è cammino troppo lungo per chi cammina lentamente, senza sforzarsi; non c’è meta troppo alta per chi vi si prepara con la pazienza. (Jean de la Bruyère)
Cara lettrice/caro lettore, perché ho deciso di parlarti del mio Cammino di Santiago?
Perché vorrei dirti quello che ho vissuto. Io ho definito “il mio Cammino della gioia” e questa gioia è come se non riuscissi più a contenerla, ha bisogno di venire fuori.
Naturalmente scrivo queste pagine con la consapevolezza che ho nel momento in cui le scrivo. Dico questo perché sento che questa esperienza durata 52 giorni mi sta ancora lavorando dentro.
Ne vedo gli effetti nella vita a piccoli passi, come a piccoli passi ho percorso il Cammino di Santiago. La mia struttura, la mia personalità non è certamente più la stessa, ha subito dei cambiamenti che si manifestano in modo silenzioso, senza scossoni, così come è sempre avvenuto nella mia esistenza.