In alto sulla collina, al coperto d’una trincea naturale di rocce, sono cinque tra i 20 e i 25 anni, uno solo, il più giovane, di 17 o forse 18. Imbracciano mitra e infilate alla cintura hanno bombe a mano. Al centro della trincea una mitragliatrice puntata sul versante in basso dove si intravvede la strada. Il nemico, il rastrellamento, verrà da laggiù; solo questione di tempo. La trincea non è avamposto né retrovia; i cinque non dovranno resistere al nemico ma avvistarlo, contarlo, misurarlo e portare ai compagni le informazioni necessarie per muoversi in sicurezza. eseguito il compito, il presidio sarà abbandonato. L’attesa dura da più di un giorno, forse da due. la stanchezza alimenta il nervosismo, l’insofferenza. C’è chi arriva a dubitare dell’utilità della loro presenza sul posto. Se i rastrellatori avessero preso un’altra strada e si trovassero ormai alle loro spalle? E loro abbandonati e tagliati fuori da ogni via di ritirata? Per cosa e quanto importante si stanno giocando la vita?