Il profumo del pane appena sfornato, il rumore sordo dei passi sullo sterrato, le fodere dei materassi sciorinate al sole, la cura degli animali come sostentamento, le nonne che sorreggono il mondo, i bambini che giocano alla guerra, le mamme che crescono figli di padri morti in guerra.
È la tenerezza infinita di un racconto dolente, lo spaesamento di Gianna, che nel presente legge il trascorrere di un’intera era geologica da quel passato, che non deve passare, almeno nel ricordo che in lei, e anche in noi come lei non più giovani, è ancora lacrime, sangue e coraggio.
Come descrivere ciò che è stato ai bambini di oggi, per i quali la morte è il lesto risorgere seriale nei cartoni animati, la vita il giusto esagerare di coccole e agi, la guerra lo scorrere di immagini rinchiuse nel video, che non puzzano, non feriscono, non uccidono.
Come spiegare che la guerra che a quel tempo si portava via i papà e uccideva il morale delle mamme oggi uccide tanti bambini come loro, che come loro non hanno mai giocato alla guerra, perchè non è bene giocare alla guerra, la guerra non è cosa da bambini, è cosa da grandi.