La frittata con l’erba di San Pietro
Mariangela Tardito
E la festa più bella era Pasquetta: la ricerca del prato dove fare il merendino, comprare quintali di pane, tre mezze dozzine di uova sode fanno poi diciotto: non è molto, bisogna prepararne ancora…
Le colombe, le uova di cioccolato: – Meglio ne porti ancora una pure io, non vorrei mancassero!
I panini con il salame, quelli con la frittata, le tovaglie e i tovaglioli di carta a quadretti, le formìche che correvano a banchettare, qualche vespa attirata dall’afrore della coca cola, le foglie secche, l’erba verde presagio di stagione nuova.
La pioggia, immancabile a Pasquetta, occasione per correre in macchina e stringersi tutti insieme nel sedile posteriore.
Le cassette – quelle con il nastro che si attorcigliava sempre – a tutto volume.
La chitarra.
Chi era poi quel Daniel, quello di Elton John, quello che partiva?
Noi ci riunivamo il lunedì al mattino e la domenica di Pasqua con la Messa era presto
dimenticata:
– Presto, svelti, viene tardi!
Le auto erano quelle prestate a malincuore dai padri: la millecento, una seicento, la
cinquecento blu di Beppe dove ci si stipava in sei con la paura della polizia, ma erano
strade di campagna, alla ricerca di un prato nascosto per apparecchiare, mangiare qualcosa e nel pomeriggio giocare a pallone, passeggiare, fare notte fonda.
Verso sera c’era l’appartarsi, il cercare l’ombra, lo stringersi per il freddo intorno ad un
fuoco e la voglia dell’ultimo panino, il più buono, quello con l’erba amara.
Nell’orto di Maria Luisa, da sempre vicina di casa e di orto, tenacemente abbarbicata
contro il casotto della legna, l’erba amara non mancava mai.
Spuntava tutti gli anni a primavera e cresceva, cresceva sino a fare un praticello verde
chiaro odoroso di limonello e mentuccia.
19
A volte per cena mia mamma non sapeva che fare così, giusto per cambiare un po’,
scendeva e prendeva da Maria Luisa una manciata di erba amara per farci la frittata.
Era la più buona, quella frittata che si mangiava anche ogni anno a Pasquetta, distesi
sull’erba nuova dei prati, con le uova sode e le fette di colomba avanzate dal pranzo del
giorno prima…
[…]
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