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Gianni Repetto, l’autobiografia ti aiuta nel percorso di indagine su ciò che hai vissuto

La Stampa articolo di Giampiero Carbone

L’autobiografia ti aiuta nel percorso di indagine su ciò che hai vissuto

Un libro (anzi due) nato durante la pandemia per raccontare settant’anni di intensa vita. Gianni Repetto, nato nel 1952 a Lerma (insegnante in pensione, poeta e scrittore, già vicesindaco e presidente delle Capanne di Marcarolo), ha pubblicato con la casa editrice Impressioni Grafiche la sua autobiografia “My name is Jack”.

Due volumi nei quali il racconto inizia proprio da quel soprannome “Jack”, affibbiatogli da suo papà, Menego il ciabattino, una figura che Repetto aveva reso protagonista del bellissimo racconto “Careghé”. “Scrivere un’autobiografia – spiega – non è un momento di celebrazione del proprio io, ma piuttosto un percorso di indagine del proprio vissuto per capire le ragioni di certe scelte o non scelte fatte e quanto abbiano influito sulla nostra esistenza”. Repetto è sempre stato un uomo di sinistra, ma mai inquadrato nei partiti; piuttosto un ribelle animatore di movimenti politici  e culturali che spesso lo hanno fatto additare come “nemico”  anche da chi riteneva di appartenere alla sua stessa area.

tante le battaglie a difesa del territorio: dal frantoio di Lerma negli anni Settanta alla cava di Cementir in Val Lemme all’inizio degli anni Duemila, entrambe vinte, fino all’opposizione del Terzo Valico, finita diversamente.

L’idea di scrivere un’autobiografia è nata durante il lockdown. “La pandemia – racconta – è stato un motivo scatenante di questa esigenza in quanto possibile limite di un’esigenza individuale o comunque momento di grave crisi delle certezze consolidate dalla società del benessere”. Nei due volumi c’è anche uno spaccato della storia italiana vissuta dalla provincia: l’infanzia contadina a Lerma, il rapporto con i genitori  e i fratelli, l’insegnamento cristiano (sottolineo “cristiano”, non cattolico) della madre e poi il Liceo ad Acqui e l’Università a Genova, vissuti in pieno Sessantotto con l’ideale del pacifismo non violento. “Ogni volta che mi sono trovato di fronte a qualsiasi forma di sopruso fisico o morale – dice – è scattata in me la molla della contrapposizione e non tanto per ragioni personali, ma piuttosto collettive”. Dopo il militare, Repetto lascia il lavoro in ferrovia e va in Valtellina a fare l’insegnante. “Anche lì c’era da lottare in quanto si era costituito un forte movimento precari della scuola e io di certo non mi tirai indietro”. Si sposa e finisce in Toscana, a Vecchiano, mentre diventa padre di due figli e costituisce un circolo culturale. Nel 1998 il rientro a Lerma e l’insegnamento a Mornese con tante questioni ambientali da affrontare. Nel 1999 vince le elezioni a Lerma a fianco del sindaco Massimo Arata, “con una campagna elettorale gioiosa e innovativa”. Due anni dopo per Repetto arriva la presidenza del parco , un ente rimasto paralizzato per vent’anni e che solo allora inizia realmente a fare attività. Anche a difesa del territorio, come nella vicenda della cava Cementir in Val Lemme. Nel 2001 lo scrittore fonda con Arata il Centro Pace di Ovada, “che dopo i primi inizi apocalittici e pacifisti non violenti si trasformò in una dipendenza degli allora Ds. “Fui costretto ad andarmene”.

Tanti i riferimenti ai libri scritti e al teatro.

“Parlo anche di donne, con delicatezza – conclude – perché sono state la cosa più bella della mia vita e nessuna è mai stata una delusione”

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