Plays

Era giusto un mese fa quando è successa la storia. Passeggiavo sotto i portici pensando che, a conti fatti, avevo trascorso dieci anni a raccogliere frammenti sparsi di qualcosa che chiamavo creatività ancora in malora. Proprio così la chiamavo, mentre incontravo persone sole o solamente afflitte da una particolare scontrosità che rendeva all’esterno odore di tabacco, vino da poco e patatine fritte. Pittori malinconici che perché avevano sempre e solo dipinto lo stesso paesaggio: un tramonto sul mare. Pianisti jazz disillusi che avevano più volte sfiorato il successo: suonare con un jazzista appena più famoso di loro. Poeti tristi perché non sarebbero mai diventati ricchi come la loro fidanzata che pulisce le scale dei palazzi. L’idea che avevo in testa non la so neanche io. So che alla sera tornavo a casa con borsate di nastri registrati, fotocopie di dattiloscritti e, sottobraccio, due o tre tele che a volte mi macchiavano la giacca sul fianco o nel sotto manica a seconda di come le tenevo. Dopo tanto gironzolare a vanvera, mi capitò di stufarmi e di fermarmi nel primo bar a portata di mano. Lì passo i miei pomeriggi e a volte le sere. Di mattina ancora gironzolo breve, in un raggio di cento metri dal bar.

E proprio un mese fa ero lì che passeggiavo sotto i portici e mi è capitato di vedere una cosa insolita, abbastanza insolita per uno che sotto i portici ci passeggia tutte le mattine. Stava lì appiccicato al muro, un volantino di carta bianca ficcato nel grigio scrostato del muro. Se vuoi saperne di più, c’era scritto sopra, stacca il volantino e portalo a quello delle acciughe, dietro la chiesa di Santa Giulia.

Per quello che ne sapevo Santa Giulia era ben distante da dove camminavo e dietro c’era il mercato. Un mercato piccolo, su quindici banchi al massimo solo uno poteva vendere le acciughe, e con le acciughe capperi e olive. Così ho staccato il volantino e ho preso la via, tanto per distrarmi e disertare quell’invadente noia rantegosa che mi prendeva al mattino.

Trovare l’uomo delle acciughe è stato facile. Gridava più forte di tutti. Al mercato le belle donne e le belle signore basta che le chiami così e qualcuna ci cade. Ci ho messo mezz’ora per farmi notare dall’acciugaio e poi gli ho consegnato il volantino. L’acciugaio si è chinato dietro il banco e poi è riemerso con una busta gialla in mano. Bravo, sei arrivato il primo della corsa, mi ha detto. Chissà che corsa, ho pensato io. Ci avevo messo un’ora a fare un chilometro.

Con la mia busta gialla me ne sono tornato a sedermi nel mio bar, a sedermi al mio tavolo del mio bar, dove a parte la sedia consumo solo un Doppio Kummel ogni tanto. La busta l’ho aperta, dentro c’era una lettera e dei fogli scritti a macchina. È così che è successa la storia. Un mese fa, che passeggiavo sotto i portici.

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